giovedì 15 marzo 2012

Visite del mese:

Matriarche calabresi in Burkina Faso!
Questo post è particolarmente pensato ad uso e consumo della mia amatissima e numerosissima famiglia materna con tutti i numerosi affini e compagnie belle.

E chi l’avrebbe mai detto?? Mamma, zie e sorella hanno preso valigia, scarpe e cappellini per andare in africa… la loro prima volta! Ma non solo per venire a trovare la creatura espatriata e incinta che reclama cibi nostrani (Inutile dirvi che le valigie erano scrigni preziosi di leccornie, per questo è da tanto che non scrivo sul blog ero impegnata a mangiare… ), ma anche e soprattutto perché con la scusa hanno dimostrato al mondo che sono delle perfette donne avventura!!!

Quello che ho visto nelle mie donne è stato qualche turbamento, tante riflessioni, milioni di immagine scattate dal finestrino, sguardi rispettosi, di chi scopre qualcosa per la prima volta e ha timore di contaminarla con preconcetti. Dolcezza di un sud materno e accogliente, di un sud donna, del mio sud che scopre un altro sud…
E questo era l’essenza, poi c’è stata la storia dei giorni passati insieme, delle escursioni vivaci nei negozi e nei mercati, a comprare oggetti per avere l’impressione di portarsi dietro un pezzo d’africa, per poterla mostrare a chi è rimasto a casa. Del giro panoramico di Ouagadougou durato 20 minuti (e ora che gli faccio vedere???) , del passaggio emozionante  in un orfanotrofio, dei due giorni turismo al parco di nazinga e nel villaggio di tiebele, dei pomeriggi accaldati di ouaga dove il tempo passa lento lento e ti si appiccica addosso come una carta moschicida. Dell’aria condizionata che a volte non funziona e la notte fa caldo, della scoperta del mango locale, che ha riscosso particolare successo di tutto il matriarcato anche le frange più conservatrici in fatto di gusti e abitudini.  
e poi qualche aneddoto  e riflessione un po’ random regalato dalla visita delle matriarche

1. E ci hanno fatto pure la multa….
Ora se c’è una cosa sotto gli occhi di tutti in burkina, ma un po’ in africa in generale, è che ogni mezzo di trasporto può trasportare un numero imprecisato di persone, animali e merci varie. Il taxi brousse non è mica una leggenda, qui in burkina ci fanno anche dei caratteristici quadri ormai diventati famosi (e anche venduti a caro prezzo) per celebrare tale caratteristica nazionale. Ebbene, nel paese in cui si viaggia sui tettucci dei camioncini insieme a file di povere bestie appese a testa in giù o legate zampe e testa, si proprio in questo paese a noi hanno fatto la multa perchè eravamo sedute in quattro dietro in macchina….che se non fosse vero non mi sarebbe mai venuto in mente di inventarmelo.


Chi non ha paura del ragnone africano?
Gita al parco di nazinga: dopo una giornata di donne avventura con ricca scorpacciata (visiva) di elefanti, uccelli variopinti, scimmie, animali tipo antilopi, coccodrilli etc etc andiamo a dormire al ‘campement de l’ elephant’. Alle zie è toccato il bungalow caratteristico con tetto di paglia e coperte super kitch con cuori e ‘I love you’ stampati. Peccato che scopriamo che dovrebbero  dividere l’appartamento con lui, zio ragno africano. Una di quelle bestie che le guardi e dici, no, non è vero… non è un ragno questo, non è possibile…Non ho neanche foto testimonianza della bestiona terrificante perché al vederlo si è scatenato un po’ il panico generale. Ma mentre scappavamo  un po’ di qua e un po’ di là, io ripassavo mentalmente quello che avrei dovuto dire all’omino della reception per venirci a liberare del non gradito aracnide gigante, lei, la temeraria zia matriarca capa barbara, munitasi di coraggio (e forse semplicemente s’era fatta ora d’andarsi a curcare e che è tutto sto chiasso per un ragnetto?!?) afferra un cestino e colpisce più e più volte il povero mostro malcapitato (che ancora mi meraviglio che non abbia emesso dei versi come nel film aracnofobia) lo spinge fuori dalla stanza con un soddisfatto ‘Ah è bello stecchito!’ lasciandoci con un palmo di naso… Fierezza calabrese! non c’è niente da fare quando una è zia barbara è zia barbara pure in africa! (e m’ha fatto pure le frittelle, non col ragno ovviamente!!!)

E se mi vendessi la sorella???
Pare che la giovane bianca e bella gamba lunga di mia sorella abbia riscosso particolare successo in terra burkinabè.  Richiesta in moglie al mercato di zogonà, adulata da giovani artisti ouagalesi al mio corso di disegno e assalita di complimenti all’aereoporto (là c’ho avuto paura) la sorella ha potuto constatare di persona le arti adulatorie dei maschi locali, che fanno sembrare il decantato ‘ciao bella’  del  maschio italico (oddio sembro paolo bonolis a ciao darwin) un saluto da libro cuore. 

In visita alla tomba di Sankara
In mezzo ai tentativi ironici di questo blog squinternato, ogni tanto ci vuole un angolo di serietà. Mamma ci teneva ad andare a vedere il cimitero dov’è sepolto Sankara, il che guevara dell’africa come lo hanno chiamato. Sarebbe meglio se nella nostra europa disattenta ai destini africani, il suo nome evocasse da solo quello che ha rappresentato senza doverlo associare ad altre figure d’oltreoceano.  Sono contenta che lei abbia avuto questa idea, perché io, che sono da mesi qui , non ci avevo mai pensato. Ero forse più attenta a cercare fatti e analisi ed a colmare le lacune della mia conoscenza su un personaggio coraggioso di un’africa libera, come pochi se ne sono visti e ancora meno se ne vedono oggi. E invece andare a vedere la tomba è stato forse un’esperienza rivelatrice sulle contraddizioni che legano questa figura eroica  al suo popolo. A chiunque si chieda in burkina, sankara viene presentato come un mito e un eroe immortale, ed effettivamente mi sono chiesta se non devono crederlo veramente ancora vivo per lasciare la sua tomba in tale stato di abbandono e desolazione, con i segni di una profanazione, e per lasciare che chi ha fatto parte del suo assassinio rimanga al potere per così tanti anni… tristi incoerenze…

E poi ci sarebbero altre cose, ma questo post è volutamente disordinato e lasciato così come veniva, perché non sempre si può trovare un filo logico ai ricordi e alle sensazioni.

Cosa mi ricorderò sempre di questa trasferta matriarcale?
Zia barbara, purista della buona tavola e pilastro di riferimento di sane tradizioni familiari, che supera gli indugi e per la prima volta in vita sua beve il nescafè… (c’ho le prove) e che è stata una perfetta donna avventura,  anche se era la prima volta che prendeva l’aereo!

Zia marina che si trasforma in una photo e video reporter da urlo,  che dopo una settimana parla pure francese e che c’è sempre (e bene) quando serve!!!

Serena che è riuscita ad andare in letargo anche con 40 gradi all’ombra, che era bella e abbagliante come il sole e che ha lasciato che l’africa le sciogliesse il cuore, le emozioni e le parole.

Mamma, il suo contagioso sorriso curioso tutto africano e il ‘suo favoloso mondo di amelie-maddy’ che hanno rallegrato le giornate della combriccola con tocchi geniali di fraintendimenti e qui pro quo degni della migliore commedia dell’arte (ma ho promesso di non raccontarne nemmeno uno… )


W la calabria-famiglia che quando serve arriva pure in africa!!!! (che del resto poi non è così lontana...)