giovedì 15 marzo 2012

Visite del mese:

Matriarche calabresi in Burkina Faso!
Questo post è particolarmente pensato ad uso e consumo della mia amatissima e numerosissima famiglia materna con tutti i numerosi affini e compagnie belle.

E chi l’avrebbe mai detto?? Mamma, zie e sorella hanno preso valigia, scarpe e cappellini per andare in africa… la loro prima volta! Ma non solo per venire a trovare la creatura espatriata e incinta che reclama cibi nostrani (Inutile dirvi che le valigie erano scrigni preziosi di leccornie, per questo è da tanto che non scrivo sul blog ero impegnata a mangiare… ), ma anche e soprattutto perché con la scusa hanno dimostrato al mondo che sono delle perfette donne avventura!!!

Quello che ho visto nelle mie donne è stato qualche turbamento, tante riflessioni, milioni di immagine scattate dal finestrino, sguardi rispettosi, di chi scopre qualcosa per la prima volta e ha timore di contaminarla con preconcetti. Dolcezza di un sud materno e accogliente, di un sud donna, del mio sud che scopre un altro sud…
E questo era l’essenza, poi c’è stata la storia dei giorni passati insieme, delle escursioni vivaci nei negozi e nei mercati, a comprare oggetti per avere l’impressione di portarsi dietro un pezzo d’africa, per poterla mostrare a chi è rimasto a casa. Del giro panoramico di Ouagadougou durato 20 minuti (e ora che gli faccio vedere???) , del passaggio emozionante  in un orfanotrofio, dei due giorni turismo al parco di nazinga e nel villaggio di tiebele, dei pomeriggi accaldati di ouaga dove il tempo passa lento lento e ti si appiccica addosso come una carta moschicida. Dell’aria condizionata che a volte non funziona e la notte fa caldo, della scoperta del mango locale, che ha riscosso particolare successo di tutto il matriarcato anche le frange più conservatrici in fatto di gusti e abitudini.  
e poi qualche aneddoto  e riflessione un po’ random regalato dalla visita delle matriarche

1. E ci hanno fatto pure la multa….
Ora se c’è una cosa sotto gli occhi di tutti in burkina, ma un po’ in africa in generale, è che ogni mezzo di trasporto può trasportare un numero imprecisato di persone, animali e merci varie. Il taxi brousse non è mica una leggenda, qui in burkina ci fanno anche dei caratteristici quadri ormai diventati famosi (e anche venduti a caro prezzo) per celebrare tale caratteristica nazionale. Ebbene, nel paese in cui si viaggia sui tettucci dei camioncini insieme a file di povere bestie appese a testa in giù o legate zampe e testa, si proprio in questo paese a noi hanno fatto la multa perchè eravamo sedute in quattro dietro in macchina….che se non fosse vero non mi sarebbe mai venuto in mente di inventarmelo.


Chi non ha paura del ragnone africano?
Gita al parco di nazinga: dopo una giornata di donne avventura con ricca scorpacciata (visiva) di elefanti, uccelli variopinti, scimmie, animali tipo antilopi, coccodrilli etc etc andiamo a dormire al ‘campement de l’ elephant’. Alle zie è toccato il bungalow caratteristico con tetto di paglia e coperte super kitch con cuori e ‘I love you’ stampati. Peccato che scopriamo che dovrebbero  dividere l’appartamento con lui, zio ragno africano. Una di quelle bestie che le guardi e dici, no, non è vero… non è un ragno questo, non è possibile…Non ho neanche foto testimonianza della bestiona terrificante perché al vederlo si è scatenato un po’ il panico generale. Ma mentre scappavamo  un po’ di qua e un po’ di là, io ripassavo mentalmente quello che avrei dovuto dire all’omino della reception per venirci a liberare del non gradito aracnide gigante, lei, la temeraria zia matriarca capa barbara, munitasi di coraggio (e forse semplicemente s’era fatta ora d’andarsi a curcare e che è tutto sto chiasso per un ragnetto?!?) afferra un cestino e colpisce più e più volte il povero mostro malcapitato (che ancora mi meraviglio che non abbia emesso dei versi come nel film aracnofobia) lo spinge fuori dalla stanza con un soddisfatto ‘Ah è bello stecchito!’ lasciandoci con un palmo di naso… Fierezza calabrese! non c’è niente da fare quando una è zia barbara è zia barbara pure in africa! (e m’ha fatto pure le frittelle, non col ragno ovviamente!!!)

E se mi vendessi la sorella???
Pare che la giovane bianca e bella gamba lunga di mia sorella abbia riscosso particolare successo in terra burkinabè.  Richiesta in moglie al mercato di zogonà, adulata da giovani artisti ouagalesi al mio corso di disegno e assalita di complimenti all’aereoporto (là c’ho avuto paura) la sorella ha potuto constatare di persona le arti adulatorie dei maschi locali, che fanno sembrare il decantato ‘ciao bella’  del  maschio italico (oddio sembro paolo bonolis a ciao darwin) un saluto da libro cuore. 

In visita alla tomba di Sankara
In mezzo ai tentativi ironici di questo blog squinternato, ogni tanto ci vuole un angolo di serietà. Mamma ci teneva ad andare a vedere il cimitero dov’è sepolto Sankara, il che guevara dell’africa come lo hanno chiamato. Sarebbe meglio se nella nostra europa disattenta ai destini africani, il suo nome evocasse da solo quello che ha rappresentato senza doverlo associare ad altre figure d’oltreoceano.  Sono contenta che lei abbia avuto questa idea, perché io, che sono da mesi qui , non ci avevo mai pensato. Ero forse più attenta a cercare fatti e analisi ed a colmare le lacune della mia conoscenza su un personaggio coraggioso di un’africa libera, come pochi se ne sono visti e ancora meno se ne vedono oggi. E invece andare a vedere la tomba è stato forse un’esperienza rivelatrice sulle contraddizioni che legano questa figura eroica  al suo popolo. A chiunque si chieda in burkina, sankara viene presentato come un mito e un eroe immortale, ed effettivamente mi sono chiesta se non devono crederlo veramente ancora vivo per lasciare la sua tomba in tale stato di abbandono e desolazione, con i segni di una profanazione, e per lasciare che chi ha fatto parte del suo assassinio rimanga al potere per così tanti anni… tristi incoerenze…

E poi ci sarebbero altre cose, ma questo post è volutamente disordinato e lasciato così come veniva, perché non sempre si può trovare un filo logico ai ricordi e alle sensazioni.

Cosa mi ricorderò sempre di questa trasferta matriarcale?
Zia barbara, purista della buona tavola e pilastro di riferimento di sane tradizioni familiari, che supera gli indugi e per la prima volta in vita sua beve il nescafè… (c’ho le prove) e che è stata una perfetta donna avventura,  anche se era la prima volta che prendeva l’aereo!

Zia marina che si trasforma in una photo e video reporter da urlo,  che dopo una settimana parla pure francese e che c’è sempre (e bene) quando serve!!!

Serena che è riuscita ad andare in letargo anche con 40 gradi all’ombra, che era bella e abbagliante come il sole e che ha lasciato che l’africa le sciogliesse il cuore, le emozioni e le parole.

Mamma, il suo contagioso sorriso curioso tutto africano e il ‘suo favoloso mondo di amelie-maddy’ che hanno rallegrato le giornate della combriccola con tocchi geniali di fraintendimenti e qui pro quo degni della migliore commedia dell’arte (ma ho promesso di non raccontarne nemmeno uno… )


W la calabria-famiglia che quando serve arriva pure in africa!!!! (che del resto poi non è così lontana...)

martedì 7 febbraio 2012

Rivoluzione dell'anno: 
Bebè a Bordo

Eh lo so che per molti di voi non è una novità, ma ora che sono entrata a pieno nel glorioso quarto mese, ora che ho dismesso nausee, malumori e malesseri vari  di un primo trimestre di gravidanza e per di più appena arrivata qui… allora ora posso concedermi di dirlo al mondo!

Certo non riuscirei mai a raccontare quella gioia infinita, non riuscirei  a spiegare quell’orizzonte d’emozione che il pensiero non riesce a raggiungere, e a parlare del nido di seta dove c’è MINI … ma sicuramente posso raccontarvi , a piccoli capitoli, le varie ed eventuali di una gravidanza a Ouaga….


Capitolo 1:  di scoperte, primi mesi, dottori a Ouagadougou e vabbè una cosa facile nella vita mai, eh?
Ok, siamo incinti, e siamo a Ouagadougou… Sono solo passate tre settimane da quando sono arrivata qui (questo succedeva circa quattro mesi fa) Scopro a mie spese che fare un bambino e contemporaneamente installarsi su un nuovo pianeta  sono due esperienze da non far coincidere… Ci sarebbe la casa da sistemare, e la città da scoprire, ma con le nausee  allora non se ne parla proprio di andare nel mercato caotico, caldo, affollato e sudaticcio a cercare stoffe esotiche e falegnami per farmi fare i mobili… e allora che faccio? Non ho neanche le mie amiche e i negozi dove andare a comprare la prima bavetta di mini e la crema antismagliature per me, i libri per la perfetta mammina e neanche internet  a casa… panico… vabbè sono i primi tre mesi, passeranno… ma avete idea di quanto sono lunghi tre mesi?… mamma mia… Eppure sono passati e ora mi prendo in giro da sola.
Siamo incinti, cerchiamo un dottore… al centro medicale internazionale ci hanno detto che se vogliamo una gravidanza non troppo medicalizzata potremmo scegliere la clinica Konè, ok andiamo lì… Io veramente vorrei una dottoressa…europea magari… e invece no! dottore… e burkinabè… Effettivamente sono stata fortunata, il dottore è simpaticissimo, si diverte a prendere in giro Laurent, chiacchera sempre con lui, lo chiama lucky luke  (e certo, perché ovviamente è solo merito suo se mini è arrivato  subito subito, vabbè non è il caso di fare piazzate femministe) e  ogni tanto gli parla in inglese. Poi lo tranquillizza perché se non ho vomitato vuol dire che lo amo veramente (sapienza locale).  Ma quella incinta non sarei io? Si mettono anche a discutere di agricoltura, anzi alla prima ecografia dove abbiamo potuto vedere  mini, il dottore a un certo punto si ferma, si gira verso laurent e inizia a discutere con lui su come istallare il sistema di micro-irrigazione goccia a goccia nel suo campo di pomodori a 300 km da ouaga,  lasciando l’affare dell’ecografia immobile sulla mia pancia,  e intanto io, ignorata e felice, piango  emettendo gorgheggi di felicità guardando quel piccolo alieno tarantolato che si agita dentro di me dall’alto dei suoi quasi 8 cm di lunghezza, e quasi tutti testa… è la cosa più bella del mondo!

B + Mini + gatto marcello
Capitolo 2: cominciare a prepararsi al grande arrivo
Elisabeth, la mamma di laurent è arrivata dalla Francia con un container di libri, prodotti naturali, rimedi naturopatici e tante coccole. Dopo aver studiato le 3000 pagine del diario di bordo della mamma, la naturopatia in gravidanza, libelli e opuscoli vari, mi sono dedicata a studiare e applicarmi nel canto pre-natale. Che è proprio una pratica per le donne in dolce attesa. Teoricamente dovrebbero aiutarmi a respirare meglio e ad accogliere mini, ma le canzoni sono così emozionanti che il più delle volte mentre canto mi viene da piangere dalla gioia e allora rischio di soffocarmi invece di allenare il respiro (a volte piango anche dalle risate perché all’improvviso mi immagino mini che alza il sopracciglio e dice ‘hey, tu barbra streisand! qua vogliamo dormire, la smetti con queste canzoni da ‘mbriacone francese con fisarmonica , baschetto e sciarpa rossa a Montmartre? Qua siamo in Africa!!!)… comunque a parte gli scherzi è davvero una cosa bellissima e lo consiglio a tutte le attuali e future mammine in attesa. E poi, finalmente dopo aver letto tutto il resto, ho dovuto affrontare anche lui… ebbene si, il libro stile: ‘partorisco bene e sono pure felice di soffrire terribilmente perché è bello soffrire naturalmente e se invece ti fai l’epidurale sei un mostro di cattiveria, basta prepararsi prima no?  Vedrai, sarà un gioco da ragazzi’… che ve lo dico a fare? Solo leggendolo ho rischiato di svenire almeno due volte… (seriamente), figuriamoci che combinerò quando tocca a me. Almeno c’è scritto che a una donna che partorisce è concesso un po’ di tutto, perché è (parole testuali) nella  sua bolla istintiva, impulsiva meno socialmente corretta… (cioè potrò dire le parolacce all’ostetrica e lanciare oggetti contundenti addosso agli infermieri) e la cosa più bella è che alcune donne partorienti devono assolutamente sgridare qualcuno, generalmente il padre del pupo (quindi potrò insultare Laurent per tutte le volte che lascia (tutti) i vestiti per terra, quando uscito dalla doccia zampetta tutto il pavimento con i suoi zamponi e mette i piatti con gli avanzi nel lavandino senza passare dalla spazzatura e lui invece di brontolare dovrà farmi grandi sorrisi e promettermi che non lo farà mai più!! Opportunità irripetibile Vabbè non credo che andrà esattamente così… ma oltre a  drogarmi con litri di fiori di bach e fare esercizi sul pallone gigante dovrò pure trovarmi delle strategie psicologiche di sopravvivenza all’idea del parto...
Capitolo 3: se tanto mi dà tanto, mini nascerà con una voglia rosa rotonda a rotelline bianche… si si,  avete capito, proprio a forma di fetta di mortadella…
Essere incinta con le voglie da mamma incinta a Ouagadougou non è sempre facilissimo. Le voglie che vengono sono tutte nostrane e appartengono sempre a quella sfera infantile nella quale ogni mamma incinta si rifugia. Infatti ho desiderato da impazzire: le pizzette che mangiavo a all’asilo, la pastina in brodo di gallina (con tanto di polpettine), la mozzarella, pane e provola,  pane e soppressata , olive verdi schiacciate(genitori, zie e zii all’ascolto: m’avete rovinato con le coccole culinarie calabresi – a volte anche abbastanza insistenti  del tipo ‘e dai, non hai mangiato niente!’  e giù di pane e capocollo…’ ma dove siete ora che mi servite???)… e poi lei…la regina… l’intramontabile deliziosa profumata compagna di merende: la mortadella!!! ovviamente cose meravigliose, semplici e semplicemente introvabili qui…  tranne dei surrogati d’esportazione alquanto discutibili. Ho anche sognato cose più esotiche come il sushi e il sashimi… (che certo, in Africa dell’ovest la cucina giapponese la trovi ad ogni angolo, soprattutto in un paese che non ha nessuno sbocco al mare come il Burkina!)  e qui la colpa è tutta di Stefania che mi ha iniziato a questo prelibato vizio!!!… E infine ho sognato (cioè proprio sognato la notte) di gustarmi i deliziosissimi passatelli in brodo di zia marina e la quennelle (una specie di salsicciotto di pollo macinato tipico della cucina di Lione) che io peraltro ho assaggiato una volta sola in vita mia… il che dimostra, inconfutabilmente, che mini è per metà francese… (e meno male che non m’è venuta voglia di formaggio puzzone…)
A maggio metterò in standby la mia burkina fase per un po’ e tornerò in Italia per far nascere mini sul suolo patrio.  Ma per il momento sono ancora qui a raccontarvi delle mie cronache africane..
Infine, parenti e amici tutti, si accettano pronostici per sapere se mini è un mini-mio o una mini-mia! ancora è un mistero...


Barbara a maggio di ritorno in Italia





lunedì 30 gennaio 2012

BEETHOVEN il TEDESCO – storia allegra con brio

Un piccolo aneddoto divertente che merita di essere raccontato.

Aereoporto di Ouagadougou, Elisabeth e Mariana stanno partendo, fatto il check in, facciamo come fanno tutti qui: usciamo dall’aereoporto per aspettare l’orario di partenza bevendo una coca cola o una bullvit (acqua gazzosa locale da mischiare alla menta a piacimento), in una specie di bar sulla strada che si affaccia davanti all’international airport of Ouagadougou.


Elisabeth (per chi non la conoscesse è la mamma di laurent) ha la pessima idea di interessarsi a uno dei venditori. Da quel momento fine della pace, siamo letteralmente assaliti da una staffetta interminabile di venditori che ci propongono di tutto: calze, sigarette, collanine, tovaglie, souvenir, scatole di pelle, arachidi etc etc etc.
Dopo l’ennesimo 'no grazie', con allegato sorriso infastidito sul crescente andante, Elisabeth, spazientita, contrattacca e davanti al venditore che propone una sfilza di  cd con musica pop dell’africa dell’ovest , o di qualche cantante bonona americana tutta curve e gridolini, rilancia: 'Senti a me piace Beethoven, ce l’hai?' Il giovane venditore la guarda con un’espressione da faraona selvatica, e scattando la testa come questo simpatico pennuto, risponde senza perdersi d’animo: 'beetooo..beee, ma chi è, è un burkinabè?' E Elisabeth senza scomporsi, risponde: ‘ no è tedesco’ e lui, trasformando l’espressione da faraona in quella di lince del deserto che ha avuto un indizio utile per la caccia del tesoro aggiunge ‘aspettami qui, che te lo trovo…’ Noi ridacchiamo, ma non abbiamo neanche il tempo di finire di commentare la cosa e passare ad altra discussione, che lui torna fiero e gongolante sfoderando un cd di… Mozart…  dicendo con aria di sfida ‘ ecco è musica classica, cercavi questo no?’ noi rimaniamo stupiti, ma Elisabeth è davvero a fondo nel gioco e allora rincalza ‘e no! è come se io ti dicessi che Youssou n’dour è la stessa cosa di Alpha Blondy! Non puoi confondere Mozart con Beethoven!' il nostro venditore non demorde, riprende il suo cd e sparisce di nuovo in mezzo alla gente. Noi siamo un po’ presi dal gioco, ma rimaniamo un po’ scettici… e invece dopo 5 minuti,  lui torna con la faccia da campione olimpionico dei venditori ambulanti e lo sguardo da Simba il re della foresta, in mano ha un cd dorato dal titolo ‘the best classical album’, e ci mostra con disinvoltura che nella lista di autori c’è anche il nostro vecchietto tedesco-austriaco, che appare per ben tre volte e che lui ora sa pronunciare alla perfezione!!!  Allora capitoliamo… l’ingegno, la perseveranza e l’intelligenza vanno premiati. Così adesso ho una storia da raccontare e un bellissimo doppio cd, con 37 capolavori della musica classica… fatto in Cina ovviamente e pagato 2000 franchi… in fondo mica male no?

paesaggio burkinabè che va bene con il mio nuovo CD ...


venerdì 20 gennaio 2012

PERSONE DEL GIORNO:

MEDICINA CINESE, ESTETISTA ALGERINA e YOGAaOUAGA – tutto il mondo è international!

Il mio YOGAaOUAGA è stata una rivoluzione, e mi sono chiesta, ma perché non l’ho mai fatto prima? (certo ho deciso di fare yoga solo quando mi sono rassegnata al fatto che a Ouagadougou non esistono scuole di flamenco…) L’insegnante è una fascinosa donna, (oltretutto direttrice di una fortissima ONG francese di cui non dirò il nome per evitare googlate e quindi figuracce…) ah l’adoro!…ha una voce taumaturgica, pranoterapeutica, omeopatica, ayurvedica e così.. così ..francese…  ti spalanca tutti i chakra! mentre ti chiede di rilassare il cuoio capelluto e tu senti tutti i bulbi capilliferi fare la hola di benessere, oppure di respirare con gli alluci e tu ti espandi d'ossigeno dai piedi…. All’inizio mi vergognavo un po’, mi ero pure fatta il problema di non avere l’abbigliamento adatto (difetti di italianità), poi quando ho visto che ci veniva un signore col pigiama lilla, allora mi sono detta: stai a galla anche col tuo tutone. Comunque YOGAaOUAGA mi piace proprio assai, e uno dei pochi momenti in cui sono contenta di appartenere alla specie di femmine espatriate di marca europea.

Anzi no, c’è un altro momento in cui mi piace assai fare parte di questa categoria (anzi ancora peggio! della categorie di mogli al seguito  di specie di maschi espatriati di marca europea) ed è stato scoprire che a Ouagadougou c’è un’estetista algerina, frequentata appunto prevalentemente da tale categoria di femmine con tanto tempo e tanta voglia di farsi belle (visto che non si hanno molte altre cose da fare)! Ah si, lei è un miraggio nel deserto, e le mie amiche donne sanno cosa vuol dire trovare un’estetista araba esperta in un paese di gente praticamente glabra. W Amina, sento già di volerle bene!

Ma la chicca di ‘internescionalità’ di Ouagadougou è lei, la dottoressa cinese esperta di riflessologia plantare e agopuntura. E vabbè è vero che ce ne sono tanti di cinesi in africa, ma lei non è proprio come gli altri, cioè non è un’imprenditrice e nemmeno un operaia al seguito di una grande compagnia di costruzione di strade,  è una dottoressa di medicina tradizionale con una piccola casetta che fuori ha l’apparenza africana e il guardiano burkinabè  e dentro invece un tuffo in Cina, con studio medico diviso dalla cucina da una tenda un po’ unta e bisunta, abiti cinesi 'cinciuè' rossi coi fiorellini dorati appesi alla tenda, tisane, con scritte cinesi, ricoperte di polvere africana, e poster ingialliti provenienti direttamente dall’epoca di marco polo raffiguranti i miliardi di punti di agopuntura su un corpo di maschio cinese nudo…e veramente ti chiedi ‘ma come cavolo c’è finita qui?’. Anzi io proprio gliel’ho chiesto, (tutto questo mentre laurent rantolava di dolore sotto gli effetti di una riflessologia plantare un po’ violenta.. ‘ mais comment vous êtes arrivez au Burkina?’ e lei mi ha risposto (solo che ho capito un terzo di quello che diceva perché parlava in francese con l’accento cinese e non è facilissimo, vi giuro…) dicendomi qualcosa del tipo ‘ io sono partita per andare in germania, però poi era troppo caro, ci volevano 50 000 soldi e allora ho chiamato mio cugino che era in niger, e allora io poi sono venuta in burkina. Sono qui con mia figlia che si chiama popò’… giuro...

Vabbè giusto per dirvi che in fondo il mondo è un girotondo di arti, mestieri, culture e persone che girano e cercano e si fermano e io cerco di tuffarmi dentro al girotondo per un po’….

sabato 7 gennaio 2012

Ricerca del giorno:

Cronaca molto ANTRO e poco LOGICA di quello che ho visto di matrimoni, religioni e tradizioni in burkina.
Due matrimoni e un fidanzamento, con matrimonio tradizionale al villaggio, al mio attivo. E non è che per una volta in vita mia ho finalmente fatto la vera antropologa impicciona per studiare le strane abitudini umane di popoli lontani, è che sono stata proprio invitata… e non ho neanche fatto troppe domande antropologiche impegnata com’ero nel fare le mie solite foto di qualità  discutibile (povera laurea mia, anni e anni di studio...)
Nell’ordine siamo stati invitati da:1) fratello del capitano della squadra di rugby di lolo, 2) Julienne, figlia maggiore della nostra santa rosalie (la signora che ci aiuta in casa) e 3) Moussa, autista del lavoro di lolo. 
Matrimoni cattolico, musulmano, civile e tradizionale, ed è buffo scoprire che, anche per la stessa coppia, un rito non esclude l’altro. Paese di meravigliose sinergie religiose e riti sovrapposti!
Matrimonio musulmano: c’era ma io non l’ho visto, e neanche la sposa in realtà perché alla moschea ci va solo lo sposo…  ma tanto poi c’è quello civile…

Matrimonio tradizionale:  in via del tutto eccezionale (come invitata d’onore) l’ho visto, ma gli sposi invece non l’hanno visto… perché lo celebrano gli anziani del villaggio della sposa a cui vanno in visita gli anziani del villaggio dello sposo (simpatici vecchietti, alcuni con occhiali a specchio  giallo e cappellini tradizionali). 

Svolgimento: dopo essere stati presentati da una specie di mediatore che poi si defila, inizia una negoziazione con scambi di battute standard del tipo : ‘’hey abbiamo visto una cosa bella nel vostro villaggio - ah… e che cos’è? -  È una ragazza tal dei tali. - E voi cosa avete portato in cambio?-  Un po’ di tabacco, soldi (e poi scambi in silenzio e strette di mano)- Ah va bene, ok affare fatto  (spero che questo blog non sarà mai letto da nessuno dei miei beneamati professori di demo-etno-antropologia e metodologie e tecniche della ricerca sociale). Mi sono anche bevuta il bibitone di miglio nella calabasse (nome antropologicissimo e fighissimo che designa una specie di grande zucca usata come contenitore di bevande). 
ma poi mi sono anche spruppata un bel pollettino (che il pollo ruspante del villaggio è sempre più buono che quello della città, e qua non bisogna essere antropologi per capirlo.) 

Matrimonio civile: io c’ero e finalmente pure gli sposi.  Sposi  tesissimi e impacciati tra cravatte e velo, guanti e bouquet. La sposa l’avevo conosciuta col velo sulla testa, e per l’occasione ha un vestito all’occidentale con generosa scollatura sulle spalle. In questo paese dove tutto sembra convivere senza difficoltà . L’officiante fa battute per distendere l’atmosfera, tutti ridono, le signore commentano dal pubblico e battono le mani, solo gli sposi rimangono impassibili pensando e sperando che tutto vada bene e che gli invitati non abbiano da ridere sull’organizzazione della festa… 
Gli sposi scelgono la formula monogamica del matrimonio come noi scegliamo la comunione o la separazione dei beni e mi sembra la cosa più naturale del mondo. Saluti, foto di gruppo e di corsa verso la casa dello sposo per festeggiare. Noi seduti al tavolo d’onore ci spruppiamo un altro buon bollettino e altre varie leccornie (naturalmente niente alcolici, è pur sempre un matrimonio tra musulmani). A quanto pare la shakirona internazionale che canta waka waka è onnipresente in tutte le playlist dei matrimoni a qualunque latitudine del globo… io mi fisso a guardare le ragazze con corpo effetto manichino perfetto e pettinature scultura etnica meravigliosa. Io ho tirato fuori la stola comprata in India per darmi un tono chic… ma la polvere delle strade di Ouagadougou mi si infila nella pelle dei piedi che manco la carta vetrata col viakal la toglie e sotto le unghie… e mi sento un po’ na schifezza… per fortuna ci faccio caso solo io...

ah si… non ho parlato del matrimonio cattolico… eh si perché eravamo invitati, ma non abbiamo fatto in tempo perché dovevamo andare a vedere una casa e allora siamo andati solo alla festa a mangiare una buona brochette e a fare foto, ma faceva figo metterlo nella lista…

Riflessione seria: sicuramente non ho ancora troppi elementi per esprimere un giudizio definitivo, ma qui sembra che la convivenza delle due religioni più importanti (cattolica e islamica) sia un dato di fatto nella vita di tutti i giorni. I matrimoni misti sono possibili, basta trovare un accordo tra le famiglie, e i riti si mischiano, si intersecano, come le feste e le celebrazioni. Ed è bello vedere che alla festa della tabaski musulmana, il delizioso montone cucinato per tradizione venga offerto anche ai vicini cattolici, che a loro volta ricambiano a natale con i vicini musulmani.  E naturalmente, anche se non ne parlano tanto apertamente, a unirli è anche un’altra religione, più antica e più tradizionale, fatta di spiriti e forze della natura, e personaggi particolari, ma questa è un’altra storia…. 


Gioco: trova il nassara nella foto

domenica 1 gennaio 2012



Parola del giorno:


L’arte del riciclo, riciclare ad arte e ‘aurevoir europe’

Un anno nuovo comincia (buon anno a tutti!!!)… effettivamente nei due mesi e mezzo trascorsi qui in Burkina, ho riflettuto molto sul nostro desiderio di nuovo e sul nostro terrore del vecchio... retorico o no, credo sia davvero salutare ribaltare le prospettive.



Al mercato di Zogonà, vicino casa, c’è un banchetto con le scarpe d’occasione, sembrano una fotografia in bianco e nero dei miei ricordi di vecchie scarpe dimenticate in cantina. Certo a Ouaga ci sono anche le scarpe usate più alla moda, ma quelle le trovi sulle vie principali ai bordi della strada. Un outlet a cielo aperto in mezzo al tossire fumoso di moto, biciclette e macchine, ai venditori di carte telefoniche, di limoni e di fazzoletti.  Qui è tutto un riciclo, ed è chiaro che non si butta via niente.  Computer, televisioni, frigoriferi , mobili, vestiti, tutto ha diritto a una nuova vita, tutto si vende e tutto si compra.



Le regine indiscusse del riciclo sono le macchine. Macchine di ennesimissima mano.. quasi sempre gloriose mercedes. Qui le chiamano ‘aurevoir europe’  e sono una metafora della nostalgia dei tempi andati, di miraggi lontani dell’eco lontana della società consumistica… dopo mille passaggi di proprietà, all’ultimo stadio si tingono di verde e diventano sferraglianti taxi fumosi con chiusura centralizzata a corda.. per 600 franchi CFA (1 euro circa)  ti portano rassegnate in centro.. interni effetto beirut dopo i bombardamenti e carrozzeria rattoppata stile shabby (ma poco chic). Trasportano persone, biciclette, si piegano sotto il peso di sacchi e allora pensi che per andare avanti in quelle condizioni devono avere guadagnato un’anima, proprio come nel film Herbie il maggiolino tutto matto. 



Ma come da copione, di necessità virtù, e in paese famoso per la creatività  il riciclo può essere davvero fatto ad arte… Al village artisanal si trovano centinaia di piccole sculture realizzate con i rottami logori di qualunque cosa.. viti, bulloni e ruggine danno vita a personaggi degni della fantasia di Walt Disney. Allora alla triste mercedes, diventata verde con chiusura a corda centralizzata, non resta che sperare di finire i suoi giorni tra i pezzi di una scultura di un artigiano-artista geniale burkinabè, e di essere ricomprata con tutti gli onori da un turista di passaggio.

Allora ho capito che sono solo gli oggetti nuovi che non hanno un’anima! 

Ah dimenticavo... anche io e laurent abbiamo comprato una gloriosa vecchia mercedes con l’anima, si chiama Titine!!!

lunedì 26 dicembre 2011


Parola del giorno:
Nassara… ovvero 'bianco'.


Si può venire con tutti i migliori propositi, ma tanto è inevitabile essere visto e trattato e alla fine sentirsi un nassara prima di ogni altra cosa.  A fine giornata si possono anche fare le riflessioni esistenziali su come l’umanità si basi sugli stesso concetti, l’amore per le persone care, la difesa dei proprio principi, gli sforzi per realizzare i propri sogni, qualunque essi siano . Confortante democrazia esistenziale dell’umanità.  Ma i dettagli della differenza sono nella quotidianità, e nella vita pratica. Non è facile abituarsi ad essere diverso, anche nel caso in cui la differenza sta tutta nei vantaggi di essere un bianco.  E non starò qui ad elencarli perché sono tutti facilmente intuibili. Insomma a volte proprio mi scoccia e vorrei solo confondermi col resto, insomma una tra tanti, che fa le stesse cose degli altri, e può comprare le stesse cose degli altri, come nelle mie scorribande all’Ikea. E qui assomiglio solo alla comunità di espatriati,  ma solo apparentemente, perché di loro mi mancano le caratteristiche salienti: 1) capacità di amicizia pret-à-porter, 2) tecniche raffinatissime di negoziazione per comprare qualunque cosa e difendersi dalle fregature costruite a regola d’arte per i 'nassara', 3) organizzare e partecipare a feste dove si invitano tutti quelli che si conoscono, in una sorta di solidarietà da prime settimane di grande fratello. Come farò io?? che le mie amicizie le ho coltivate con la pazienza di un giardiniere giapponese,  e rimangono solide come il faro nella tempesta;  che le volte che ho provato a negoziare un prezzo mi sono venuti disturbi gastro-intestinali e qui a Ouagadougou mi sono tenuta una libreria color uovo di struzzo lucido e un divano comodo come un banco della chiesa, perché mi dispiaceva dire che non mi piacevano… e soprattutto che quando mi trovo in mezzo a più di cinque persone che non conosco l’emozione prevalente è la regressione a complessi adolescenziali e mi vengono pure immediatamente i brufoli.
Vabbè sarò una nassara a modo mio, e poi tanto è tutta una questione di percezioni individuali e allora magari un giorno tutto mi sembrerà più facile. Per il momento ho ancora l’effetto corpo estraneo.