lunedì 26 dicembre 2011


Parola del giorno:
Nassara… ovvero 'bianco'.


Si può venire con tutti i migliori propositi, ma tanto è inevitabile essere visto e trattato e alla fine sentirsi un nassara prima di ogni altra cosa.  A fine giornata si possono anche fare le riflessioni esistenziali su come l’umanità si basi sugli stesso concetti, l’amore per le persone care, la difesa dei proprio principi, gli sforzi per realizzare i propri sogni, qualunque essi siano . Confortante democrazia esistenziale dell’umanità.  Ma i dettagli della differenza sono nella quotidianità, e nella vita pratica. Non è facile abituarsi ad essere diverso, anche nel caso in cui la differenza sta tutta nei vantaggi di essere un bianco.  E non starò qui ad elencarli perché sono tutti facilmente intuibili. Insomma a volte proprio mi scoccia e vorrei solo confondermi col resto, insomma una tra tanti, che fa le stesse cose degli altri, e può comprare le stesse cose degli altri, come nelle mie scorribande all’Ikea. E qui assomiglio solo alla comunità di espatriati,  ma solo apparentemente, perché di loro mi mancano le caratteristiche salienti: 1) capacità di amicizia pret-à-porter, 2) tecniche raffinatissime di negoziazione per comprare qualunque cosa e difendersi dalle fregature costruite a regola d’arte per i 'nassara', 3) organizzare e partecipare a feste dove si invitano tutti quelli che si conoscono, in una sorta di solidarietà da prime settimane di grande fratello. Come farò io?? che le mie amicizie le ho coltivate con la pazienza di un giardiniere giapponese,  e rimangono solide come il faro nella tempesta;  che le volte che ho provato a negoziare un prezzo mi sono venuti disturbi gastro-intestinali e qui a Ouagadougou mi sono tenuta una libreria color uovo di struzzo lucido e un divano comodo come un banco della chiesa, perché mi dispiaceva dire che non mi piacevano… e soprattutto che quando mi trovo in mezzo a più di cinque persone che non conosco l’emozione prevalente è la regressione a complessi adolescenziali e mi vengono pure immediatamente i brufoli.
Vabbè sarò una nassara a modo mio, e poi tanto è tutta una questione di percezioni individuali e allora magari un giorno tutto mi sembrerà più facile. Per il momento ho ancora l’effetto corpo estraneo.

mercoledì 14 dicembre 2011




Un paese è ciò che noi siamo nel momento in cui lo visitiamo 
                                                                Tahar Ben Jelloun


E io sono la solita viaggiatrice impreparata, e in più per la prima volta a vivere in terra straniera e alle prese con la nuova dimensioni di moglie. Due mesi qui, e ora  non confondo più questa trasferta con un semplice viaggio, mi comincio a rendere conto che vivo proprio qui. Già dicembre... e al mercatino di Natale ho visto bambini in costume da bagno scivolare sull'acqua mentre io compravo oli essenziali e cestini intrecciati colorati. Cioè, vivo proprio a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, che vuol dire paese del popolo integro.


foto regalata da Al Doersken!












a tutti un benvenuto su questo diario ingenuo e impreparato in stile 
barbara

venerdì 5 agosto 2011

Domani inizia il viaggio


Un viaggio con tante di quelle destinazioni, che è impossibile elencarle tutte. Bufa Barlau presto sarà qui a raccontare la sua nuova vita in Burkina Faso. Intanto scrivo io, una sua amica, con tutto l'affetto che mi è concesso per iscritto. Già: domani inizia il viaggio, ma io non potrò assistere causa distanza e imprevisti vari. In un sabato d'agosto, Bufa Barlau coronerà il suo primo grande sogno.
Sogno d'amore.

Vi state sicuramente chiedendo: ma chi è Bufa Barlau? Beh, è una persona in due. O due persone in una. O un'entità talmente intensa, talmente esplosiva, che può moltiplicarsi.
Volete saperne di più? Aspettate un po' e arriveranno parole.
Ovviamente, parole africane.

A.P.